WhatsApp, da ora attento quello che scrivi: l’Agenzia delle Entrate vede tutto | Ti condannano tramite i messaggi

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WhatsApp, una prova legale per il Fisco - circuitolavoro.it

L’ultimo caso della Corte di Cassazione ha riportato alla luce una realtà scomoda: il Fisco può accedere legalmente alle tue conversazioni.

La situazione fiscale in Italia è tutt’altro che rosea. Le tasse non sono mai state particolarmente amate, sia per la difficile condizione economica, sia per la scarsa fiducia dei cittadini nell’effettivo utilizzo delle risorse da parte dello Stato. A questo si aggiunge chi, a prescindere, sceglie di evadere il Fisco. Basti pensare ai medici che propongono prestazioni senza fattura con cifre gonfiate anche di tre volte tanto, rendendo l’evasione una realtà decisamente più comoda anche per chi usufruisce di un servizio.

Ma cosa succederebbe se il Fisco leggesse le conversazioni su WhatsApp? Non ci metterebbe molto a individuare prove di pagamenti in nero, transazioni illecite o redditi non dichiarati. E sebbene non si tratti di una pratica quotidiana, è una possibilità concreta e legalmente prevista. Ed è il potenziamento dei controlli fiscali, nel 2025, che riporta in primo piano il tema della sorveglianza digitale.

Le chat di WhatsApp sono una prova, anche per il Fisco

Per quanto spesso sottovalutate, le chat possono essere usate come prova, come stabilito dalla sentenza n. 1254 del 18 gennaio 2025 della Corte di Cassazione. E non è necessario un controllo diretto sul telefono: già nel 2023 la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 170, aveva chiarito che per esaminare certi contenuti non servono autorizzazioni speciali.

Ma fino a che punto può spingersi il Fisco? E qual è oggi il vero rischio per chi evade?

Smartphone in mano con logo WhatsApp e sfondo nero
WhatsApp, quando il Fisco effettua controlli nel 2025 – circuitolavoro.it

Evasione fiscale: ti scoprono estrapolando le chat di WhatsApp

Sempre parlando di sentenze e leggi annesse, nel gennaio del 2018, la Guardia di Finanza ha introdotto una significativa novità nel campo dei controlli fiscali con la pubblicazione della Circolare n. 1/2018, intitolata “Manuale operativo in materia di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali”.

Tra le innovazioni più rilevanti c’è la possibilità di controllare i dispositivi elettronici dei contribuenti durante le ispezioni fiscali. Computer, smartphone e tablet possono essere esaminati alla ricerca di prove di eventuali illeciti. Ma non solo: la circolare specifica che le verifiche possono estendersi anche ai servizi cloud e ai sistemi di virtualizzazione, per evitare che documenti contabili o extracontabili vengano occultati con metodi avanzati. Anche email, backup e metadati rientrano nei controlli.

Ovviamente, questo non significa che ogni verifica fiscale comporti un’ispezione digitale. Le Fiamme Gialle possono procedere solo in circostanze precise, ad esempio quando emergono indizi concreti di irregolarità. In caso di semplici accertamenti, l’accesso ai dispositivi deve essere giustificato e proporzionato allo scopo dell’indagine.