Ufficiale Inps, addio alle pensioni con queste patologie: Giorgetti se ne infischia e se ne lava le mani | Rimani senza una lira

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Addio pensione di invalidità - circuitolavoro.it

L’Inps può annullare il diritto alla pensione di invalidità, nonostante i requisiti accertino lo stato di disabilità: a cosa fare attenzione.

Non serve guarire davvero per perdere la pensione. A volte basta migliorare di poco. O peggio ancora, superare di qualche centinaio di euro la soglia di reddito fissata dalla legge. Il risultato? Si rimane senza nulla. Addio assegno, addio diritti. E anche se la patologia resta, lo Stato non la riconosce più, o meglio, non la ritiene tale da dover concedere ancora un aiuto economico.

Perché la realtà è anche questa: da una parte la pensione di invalidità è un supporto importante e ben studiato per sostenere chi ne ha bisogno. Dall’altra, L’INPS può revocare la pensione di invalidità senza nemmeno rifare la visita, e nessuno – nemmeno chi oggi guida il Ministero dell’Economia – sembra intenzionato a cambiare le regole.

Purtroppo, chi esce dal meccanismo, resta fuori. Anche con diagnosi importanti sulle spalle. Anche con nulla in tasca. Ed è anche questa una faccia della medaglia che dobbiamo tenere in considerazione, poiché potrebbe succedere, non solo agli altri.

Invalidità revocata anche senza visita: ecco cosa prevede la legge

La pensione di invalidità è pensata per chi si trova in una condizione di inabilità lavorativa permanente, accompagnata da uno stato di bisogno economico. Ma ottenere il riconoscimento non significa avere una garanzia per sempre: in determinati casi, infatti, l’assegno può essere sospeso o revocato, anche senza un nuovo accertamento sanitario.

La legge prevede che, se nel verbale di riconoscimento è indicata una data di revisione, l’INPS può convocare la persona per sottoporla a una seconda visita. Se la Commissione medica rileva un miglioramento e riduce la percentuale di invalidità riconosciuta, i benefici possono cambiare.

Alcuni contributi economici, infatti, sono riservati a chi ha una percentuale pari al 100%, mentre altri – come l’assegno mensile – spettano anche a chi ha un’invalidità compresa tra il 74% e il 99%, ma il limite reddituale per percepirlo scende significativamente e, con esso, a sfumare è l’assegno.

insegna INPS
I paradossi della legge: quando si rischia di perdere la pensione seppur disabili – circuitolavoro.it

I requisiti anagrafici ed economici: in alcuni casi ti tolgono tutto

La pensione di invalidità è subordinata a una condizione: oltre all’inabilità totale, serve che il reddito resti sotto una soglia stabilita annualmente dalla legge. Per il 2025, quel tetto è fissato a 19.772,50€ lordi annui per chi possiede un invalidità al 100%. Basta superarlo – anche di poco – per vedersi revocare del tutto l’assegno, a prescindere dal quadro clinico. Ma la questione si complica nel caso lo stato di salute migliorasse anche di poco.

Proprio su questo punto si apre un paradosso difficile da ignorare: l’assegno mensile per invalidi civili parziali prevede lo stesso importo, – 336€ al mese – ma con un limite di reddito di soli 5.771,35€ annui, più il decadimento dell’eventuale indennità di accompagnamento (542,02€).

Ma c’è anche l’età. Al compimento dei 67 anni, la pensione di invalidità viene automaticamente sostituita da quella di vecchiaia. Non è però una semplice continuità: chi non ha versato abbastanza contributi può ritrovarsi con un importo inferiore, anche se la propria condizione di salute resta invariata.