Nel report semestrale JP Salary Outlook dell’Osservatorio JobPricing, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha aggiornato le sue stime sui salari medi annuali. Con un salario medio di 44.893 euro nel 2023, l’Italia si piazza nella top 20 mondiale. Tuttavia, l’incremento della retribuzione annua lorda (RAL) è stato modesto, registrando solo un aumento dell’1,8% rispetto al 2022.
I dati rivelano che l’Islanda guida la classifica con uno stipendio medio annuale di 79.473 euro, seguita da Lussemburgo e Stati Uniti con stipendi rispettivamente di 78.310 e 77.463 euro. Questi paesi, con economie altamente sviluppate e un alto costo della vita, riflettono un adeguamento salariale per mantenere uno standard di vita elevato.
L’analisi OCSE mostra un incremento della RAL dell’1,8% per l’Italia, con un aumento complessivo di 7,5 punti negli ultimi 8 anni. Tuttavia, questo progresso non risolve completamente i problemi strutturali del mercato del lavoro italiano, tra cui l’incremento blando delle retribuzioni nelle grandi aziende e la persistente disparità salariale di genere, che si attesta al 7,3%, con valori più alti tra i colletti bianchi e più bassi tra quadri e dirigenti.
Il report mette in luce anche il divario salariale tra il Nord e il Sud Italia, con una differenza media di circa 3.700 euro. Le regioni del Nord, come Lombardia e Trentino-Alto Adige, vantano salari più alti rispetto al Sud, con la Basilicata che registra i valori più bassi. Inoltre, i settori più remunerativi, come i servizi finanziari, hanno visto una crescita significativa negli ultimi anni.
Alla base della classifica si trovano Grecia e Messico, con stipendi medi intorno ai 16.600 euro. In Messico, la maggior parte dei lavori a basso salario è concentrata in agricoltura e manifattura, mentre in Grecia, la crisi finanziaria del 2008 continua a influenzare negativamente i salari a causa di un surplus di manodopera.
Un’altra rilevante scoperta del report è l’aumento dei salari per gli operai, che ha visto la crescita più significativa degli ultimi 8 anni. Tuttavia, persistono enormi differenze salariali tra operai e dirigenti, con i CEO che guadagnano circa nove volte di più rispetto agli operai.
Nonostante una situazione di occupazione elevata, i salari reali in Italia sono scesi del 6,9% rispetto al 2019, collocando il paese tra i meno performanti nella classifica OCSE per i salari reali.
In conclusione, sebbene l’Italia sia ben posizionata a livello globale per il salario medio, le sfide interne come le disuguaglianze regionali e di genere, insieme a un rallentamento del salario reale, indicano aree che necessitano di attenzione e riforma. Visita la nostra sezione dedicata alle news per rimanere aggiornato.
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