Il nuovo rapporto Talent Trends 2024, elaborato da Page Executive, offre uno spaccato preoccupante della discriminazione basata sull’età nel mondo del lavoro. L’indagine, condotta su un campione di lavoratori in 37 Paesi, rivela che il 44% dei dipendenti percepisce forme di discriminazione legate all’età, con una percentuale che sale al 56% tra gli over 50. Questa tendenza non risparmia neanche i top executive: il 55% dei CEO e CFO dichiarano di affrontare forme di ageism. Nonostante la consapevolezza del problema, più di due terzi delle persone che subiscono discriminazione scelgono di non denunciarla, spesso per paura di ripercussioni o per la mancanza di un ambiente di lavoro sufficientemente aperto.
Uno degli aspetti più critici emersi dal rapporto è la mancanza di flessibilità per i lavoratori senior, in particolare per quanto riguarda il lavoro da remoto. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono solo le giovani generazioni a beneficiare dello smart working. Simonetta Saprio, Senior Partner di Page Executive, sottolinea come i dipendenti più anziani spesso affrontano una maggiore richiesta di lavoro in presenza, a fronte di un’evidente preferenza per forme di lavoro più flessibili. Questo squilibrio nella gestione della flessibilità può comportare una perdita di talento e competenze preziose.
Per contrastare le discriminazioni e migliorare l’ambiente lavorativo, le aziende dovrebbero puntare a creare team multi-generazionali. La diversità di età può essere una risorsa preziosa se gestita correttamente. La creazione di gruppi di lavoro eterogenei non solo favorisce l’innovazione e la comunicazione, ma stimola anche il passaggio di esperienze e punti di vista tra le diverse generazioni. Investire in programmi di mentoring e reverse mentoring, dove lavoratori senior e junior si scambiano competenze e conoscenze, può contribuire a costruire un ambiente di lavoro più collaborativo e inclusivo.
Anche i processi di selezione possono giocare un ruolo cruciale nella lotta contro l’ageism. Spesso, l’età è associata a pregiudizi riguardanti l’esperienza e le capacità, ma è fondamentale riconoscere che le elevate prestazioni e le competenze non sono prerogativa esclusiva di chi ha accumulato più anni di esperienza. Le aziende devono adottare pratiche di assunzione più inclusive, valutando i candidati in base alle loro reali competenze e non solo alla loro età.
In un contesto lavorativo sempre più diversificato, soddisfare le esigenze di una forza lavoro multi-generazionale è una sfida che richiede un impegno serio e una pianificazione strategica. Le imprese devono adottare politiche che bilanciano le aspettative di tutti i dipendenti, promuovendo un ambiente inclusivo e flessibile. Solo così sarà possibile valorizzare appieno il potenziale di ogni lavoratore, indipendentemente dall’età.
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