“Scatta il divieto di licenziamento”: da oggi sei immune e non possono mandarti a casa | Titolari d’azienda coi forconi in mano

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Divieto di licenziamento 2025 - circuitolavoro.it

Ci sono diverse casistiche in cui il dipendente nel 2025 non può essere licenziato: la legge parla chiaro, i titolari non hanno scelta.

Essere immuni dal licenziamento è il sogno di tutti, o almeno coloro che non vorrebbero mai perdere il loro posto di lavoro. Sì perché quando si svolge un lavoro subordinato si hanno diverse tutele, ma anche molte paure e limitazioni.

Il datore di lavoro è tenuto a decidere orario (in accordo), pagare ferie, TFR, malattia, ecc. Ma d’altro canto, il lavoratore rimane a tutti gli effetti un dipendente che, in caso di controversie, può essere licenziato. Il datore di lavoro ha tutto il diritto di farlo – s’intende – ma in alcuni casi ha le mani legate.

Secondo la legge, i lavoratori hanno la parte contrattualmente più debole, e per questo vanno maggiormente tutelati dal rischio di licenziamenti senza una valida motivazione. La proroga di quest’anno è stata una vera e propria vittoria per i lavoratori, ma sono diverse le situazioni in cui il dipendente è tutelato. Vediamo dunque chi, e quando è esente dal licenziamento nel 2025 e quando si definisce la giusta causa.

Chi non può essere licenziato nel 2025: tutte le categorie protette

Nel 2025 ci sono lavoratori che, almeno temporaneamente, non possono essere licenziati per legge, e i datori di lavoro non hanno margine di manovra. Il riferimento è soprattutto ad alcuni lavoratori, ossia coloro che sono più esposti ad un ipotetico licenziamento.

La legge ha prorogato fino al 30 giugno 2025 il divieto di licenziamento per i lavoratori fragili nel settore pubblico e privato. Questo significa che, in caso di assenza prolungata per motivi di salute, non può scattare il licenziamento per superamento del periodo di comporto (cioè il numero massimo di giorni di malattia concessi). L’assenza viene equiparata al ricovero ospedaliero e quindi giustificata a tutti gli effetti.

Le tutele si applicano ai lavoratori con patologie croniche, disabilità grave o condizioni certificate da una commissione medico-legale. La legge impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure di tutela, dallo smart working all’assegnazione di mansioni compatibili. Ma i lavoratori fragili non sono gli unici protetti.

Dipendente seduto insieme ad un cartone con le sue cose d'ufficio dentro
Quando il datore di lavoro non può licenziare il dipendente – circuitolavoro.it

Quando il licenziamento è vietato anche per gli altri lavoratori

Il licenziamento è vietato anche in altri casi previsti dalla legge. Ad esempio, non si può licenziare una lavoratrice in maternità, né un dipendente in congedo parentale o per malattia del figlio. Lo stesso vale per chi denuncia molestie sul lavoro o atti discriminatori: la legge tutela chi segnala per evitare eventuali ritorsioni.

Inoltre, il licenziamento non è ammesso senza una giusta causa o giustificato motivo: chi viene allontanato senza valide ragioni può fare ricorso e ottenere il reintegro o un risarcimento.

Insomma, nonostante le apparenze, in molti casi il datore di lavoro non può fare quello che vuole. E quando prova a farlo, spesso finisce col perdere.