Poste Italiane, questa serie di buoni fruttiferi è spaziale: prendi il 13% annuo garantito | Sono soldi regalati

Il buono fruttifero con rendimento al 13% - circuitolavoro.it
Un buono postale come questo, ad oggi, rappresenta una vera e propria fortuna. Perché li hanno acquistati in massa.
I buoni fruttiferi postali sono da sempre tra i prodotti di investimento più apprezzati dagli italiani, perché uniscono due elementi rari da trovare insieme: rendimento interessante e tassazione agevolata. Per capirlo, non serve avere dimestichezza con la finanza. Basta sapere che gli investimenti tradizionali sono tassati al 26%, mentre i buoni postali godono di una tassazione al 12,5%. Meno tasse, più guadagno.
E il vantaggio è ancora più evidente quando i rendimenti sono alti: un buono che prometteva il 13% lordo, alla fine garantiva circa l’11,375% netto. Un dato che va capito bene: la tassazione non taglia ‘secca’ il rendimento, non dimezza il guadagno come qualcuno potrebbe pensare. Anzi, il sistema è più favorevole, e il risultato resta molto interessante.
E tra la miriade di scelte che i buoni fruttiferi offrono, ne spicca uno che più che un investimento si rivela un vero e proprio affare.
Il buono fruttifero con 13% di rendimento
Anche se oggi possono sembrare superati, i buoni fruttiferi postali restano uno degli strumenti di risparmio più sicuri e garantiti dallo Stato. Negli anni ’80, in particolare, rappresentavano un vero affare. In quel periodo, l’inflazione correva veloce e i rendimenti dovevano tenere il passo: ecco perché la serie 18P, tra le più fortunate, arrivava a offrire tassi anche superiori al 13% lordo annuo negli ultimi anni di vita del buono.
Non c’era famiglia che non ne avesse sottoscritto almeno uno. C’era chi li acquistava per mettere da parte qualcosa per i figli, chi per garantirsi una pensione più serena. E in molti casi, quei buoni sono ancora in circolazione, nascosti in un vecchio cassetto, in una scatola da scarpe o dimenticati tra i documenti ereditati da un parente.
Se non sono prescritti, possono ancora valere parecchio. E anche quando risultano scaduti, non tutto è perduto: alcune situazioni particolari possono riaprire la possibilità di rimborso.

Buoni fruttiferi e scadenza: cosa succede dopo il termine
Ogni buono ha una scadenza naturale, di solito dopo 20 o 30 anni, al termine della quale smette di generare interessi. Ma attenzione: da quel momento iniziano a decorrere 10 anni di tempo per poterlo riscuotere. È il cosiddetto periodo di prescrizione, durante il quale si può ancora incassare il capitale più tutti gli interessi maturati fino alla scadenza. Una volta passati anche questi 10 anni, il titolo viene considerato prescritto. In linea generale non è più rimborsabile, ma ci sono eccezioni.
In alcuni casi, Poste Italiane è stata obbligata a riconoscere il rimborso anche dopo la prescrizione, soprattutto quando i risparmiatori non erano stati correttamente informati delle condizioni, della scadenza o quando il buono risultava non datato, non intestato o privo di timbro.
Situazioni in cui vale la pena valutare un ricorso o avviare una richiesta formale, perché – anche se il buono sembra fuori tempo massimo – potrebbe ancora riservare una sorpresa.