Con l’introduzione della Legge di Bilancio 2025, cambiano le regole per il pensionamento dei dipendenti pubblici. L’obbligo di lasciare il servizio al compimento dei 65 anni viene abolito, aprendo la strada a nuove possibilità per lavoratori e amministrazioni. Ecco cosa prevede la riforma.
Fino al 31 dicembre 2024, i dipendenti pubblici dovevano ritirarsi dal lavoro al compimento dei 65 anni, purché avessero maturato i requisiti contributivi per la pensione anticipata. Questo sistema era pensato per favorire il ricambio generazionale e garantire il turnover nel settore pubblico.
Tuttavia, esisteva già una flessibilità limitata: alcuni lavoratori potevano essere trattenuti in servizio fino a 67 anni, o addirittura oltre, con specifiche autorizzazioni. Dal 2025, queste regole cambiano radicalmente.
La riforma introduce modifiche significative per i dipendenti pubblici, puntando a un allungamento della vita lavorativa. Le principali novità sono quattro:
Dal 1° gennaio 2025, i dipendenti pubblici non saranno più costretti ad andare in pensione al compimento dei 65 anni, anche se hanno maturato i requisiti contributivi per il pensionamento anticipato.
Il limite ordinario per la pensione di vecchiaia viene uniformato a 67 anni, applicabile a tutte le categorie di dipendenti pubblici, salvo eccezioni previste per alcune professioni.
I lavoratori potranno richiedere di prolungare la propria attività fino ai 70 anni. Questa opportunità è subordinata all’approvazione dell’amministrazione e al rispetto di un limite: i dipendenti trattenuti non potranno superare il 10% delle nuove assunzioni autorizzate per l’anno.
Viene abrogata la norma che consentiva alle amministrazioni di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro al raggiungimento dei requisiti contributivi per la pensione anticipata.
Le nuove disposizioni riguardano tutti i dipendenti pubblici disciplinati dal decreto legislativo n. 165 del 2001, tra cui:
Restano esclusi dalla riforma alcuni settori specifici, come Forze Armate, Forze di Polizia e Vigili del Fuoco, per i quali permangono regole differenti.
La possibilità di prolungare l’attività lavorativa fino a 70 anni rappresenta una delle novità più significative. Per accedervi, il dipendente deve:
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