Pensioni, se continui a lavorare ti devono il doppio dello stipendio: l’INPS nasconde i pagamenti

Pensioni, se continui a lavorare ti devono il doppio dello stipendio: l’INPS nasconde i pagamenti

Lavoro dopo la pensione: i diritti economici - e non solo - che non sempre vengono esposti dall'INPS - circuitolavoro.it

I pensionati lavoratori hanno diversi diritti economici, ma non sempre vengono esposti: tutta la verità sul lavoro dopo la pensione.

Chi è in pensione e continua a lavorare potrebbe avere diritto a più soldi di quelli che pensa. L’INPS, infatti, non sempre informa chiaramente i pensionati lavoratori di tutti i pagamenti a cui hanno diritto.

Parliamo non solo dello stipendio, ma anche di contributi che possono aumentare l’assegno pensionistico e di indennità che spettano ai lavoratori dipendenti, come la malattia retribuita.

Molti credono che i contributi versati dopo la pensione vadano persi, ma la realtà è diversa. E a seconda del tipo di pensione percepita, potrebbero esserci soldi che spettano ma che nessuno dice come ottenere. Facciamo chiarezza.

Lavorare dopo la pensione: cosa succede ai contributi?

Partiamo dalla base. Un pensionato può continuare a lavorare e percepire comunque la pensione, a meno che non si tratti di una pensione anticipata che, come vedremo, ha alcuni vincoli.  E se un pensionato continua a lavorare, deve comunque versare i contributi all’INPS, sia come dipendente che come autonomo. Ma dove finiscono questi soldi?

  • Pensione di vecchiaia: chi ha raggiunto l’età pensionabile può lavorare senza limiti e senza penalizzazioni. I contributi versati possono aumentare la pensione chiedendo un supplemento ogni 5 anni (o ogni 2 anni dopo i 67 anni).
  • Pensione anticipata: in alcuni casi, chi percepisce una pensione prima dell’età di vecchiaia non può cumulare stipendio e pensione. Ad esempio, chi è andato in pensione con Opzione Donna o Quota 100/102 potrebbe vedersi sospesa la pensione se supera certi limiti di reddito (5.000€ annui).
  • Lavoro autonomo e partita IVA: il pensionato che lavora come autonomo versa i contributi alla gestione separata INPS o alla cassa previdenziale di riferimento. Anche in questo caso, è possibile chiedere un supplemento di pensione dopo un certo numero di anni.
  • Indennità di malattia: un’altra sorpresa riguarda l’indennità di malattia. Secondo una nuova circolare dell’INPS (n. 57 dell’11 marzo 2025), anche i pensionati che lavorano come dipendenti hanno diritto alla malattia retribuita. Questo perché versano i contributi per la malattia, quindi il datore di lavoro (se previsto dal contratto) è obbligato a pagarla.

Fino a poco tempo fa, la normativa escludeva i pensionati, ma ora l’INPS ha chiarito che se un pensionato lavora come dipendente, ha diritto a tutti i trattamenti riservati agli altri lavoratori, compresa la malattia pagata.

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Lavoro e pensione: la verità sui contributi – circuitolavoro.it

Quindi l’INPS nasconde davvero questi pagamenti?

In realtà, l’INPS non comunica attivamente queste possibilità, e molti pensionati non sanno che potrebbero chiedere più soldi. Tra contributi versati senza benefici immediati, supplementi di pensione che pochi richiedono e indennità di malattia spesso ignorate, il risultato è che molti pensionati lavoratori non ricevono tutto ciò che gli spetta.

Chi continua a lavorare dovrebbe informarsi bene e, se necessario, presentare domanda per ottenere le somme dovute. Perché se si continua a versare contributi, è giusto che almeno una parte torni indietro.