Pensioni nel 2051: età di uscita a 69 anni e 6 mesi, le proiezioni dell’Istat

Pensioni nel 2051: età di uscita a 69 anni e 6 mesi, le proiezioni dell’Istat

Secondo le ultime proiezioni demografiche, l’età pensionabile in Italia subirà un notevole aumento nei prossimi decenni. Il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, durante un’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha illustrato l’evoluzione dell’età di uscita dal mondo del lavoro, legata alla crescita della speranza di vita. Entro il 2051, gli italiani dovranno lavorare fino a 69 anni e 6 mesi per ottenere il diritto alla pensione.

Incremento graduale dell’età pensionabile

Al momento, in Italia l’età per andare in pensione è stabilita a 67 anni. Tuttavia, le prospettive demografiche previste dallo scenario mediano indicano che già nel 2027 si raggiungeranno i 67 anni e 3 mesi, con un ulteriore incremento a 67 anni e 6 mesi nel 2029. Questa crescita continuerà progressivamente, portando l’età pensionabile a 67 anni e 9 mesi nel 2031, fino a toccare i 69 anni e 6 mesi nel 2051. Questi dati riflettono l’aumento della speranza di vita che, secondo le stime, continuerà a crescere nei prossimi decenni.

L’impatto della speranza di vita e il divario generazionale

Chelli ha evidenziato come le prospettive di una vita più lunga influenzeranno le politiche pensionistiche e di protezione sociale. L’invecchiamento della popolazione amplifica lo squilibrio generazionale tra nuove e vecchie generazioni, con un impatto significativo sulla sostenibilità del sistema pensionistico. Le persone di età superiore ai 65 anni rappresenteranno il 27,7% della popolazione nel 2031, rispetto al 24,4% attuale, e potrebbero arrivare al 34,5% nel 2050. Questo aumento della popolazione anziana richiederà maggiori risorse per garantire protezione sociale e assistenza.

Il contesto demografico

I dati provvisori relativi ai primi sette mesi del 2024 confermano la tendenza degli ultimi anni. Sebbene il saldo naturale tra nascite e decessi sia leggermente migliorato rispetto al 2023, rimanendo comunque negativo (-163mila rispetto a -174mila dell’anno precedente), il processo di invecchiamento della popolazione non sembra arrestarsi. Il deficit naturale continua a pesare, riflettendo un calo delle nascite che, unito all’aumento dell’aspettativa di vita, delinea un futuro con una popolazione sempre più anziana e un numero inferiore di giovani.

Le sfide future per le politiche sociali

L’aumento dell’età pensionabile è una diretta conseguenza dell’invecchiamento della popolazione, ma rappresenta solo una delle molte sfide che il sistema sociale dovrà affrontare. Con un numero crescente di anziani e un tasso di natalità in calo, le politiche di protezione sociale dovranno adattarsi per sostenere una popolazione più longeva. Questo richiederà non solo una revisione delle politiche pensionistiche, ma anche interventi volti a incentivare la natalità e a favorire l’immigrazione, cercando di bilanciare le dinamiche demografiche del Paese. Per rimanere aggiornato, visita la nostra sezione dedicata alle news.