Le partite Iva e i lavoratori autonomi possono beneficiare di un’importante novità fiscale grazie all’introduzione del concordato preventivo biennale per il 2024-2025. Un emendamento del governo al decreto Omnibus permette ora l’accesso a un “ravvedimento speciale” per i redditi evasi negli anni 2018-2022, offrendo una chance di sanatoria senza sanzioni.
Questo nuovo provvedimento consente di pagare un’imposta sostitutiva calcolata in base al punteggio di affidabilità fiscale, permettendo ai contribuenti di regolarizzare le somme non dichiarate. Coloro che si sono comportati in modo più corretto dal punto di vista fiscale (con indice Isa uguale a 10) dovranno dichiarare solo il 5% delle somme evase, mentre chi ha un indice sotto 3 sarà obbligato a dichiarare il 50%. Le aliquote fiscali variano dal 10% al 15%, a seconda del punteggio, e viene introdotto un regime speciale per gli anni 2020-2021, durante i quali l‘imposta è ridotta del 30%.
Oltre alla sanatoria, il provvedimento prevede anche un’estensione dei termini di decadenza per i controlli fiscali. Per le partite Iva che non aderiscono al ravvedimento, i termini sono prorogati fino al 31 dicembre 2025, mentre per coloro che partecipano, si estendono fino al 31 dicembre 2027. Questo allungamento dei tempi si rivela un aspetto cruciale, dando ai contribuenti maggiore margine per regolarizzare la propria posizione.
Il concordato preventivo biennale rappresenta un accordo strategico tra il Fisco e le partite Iva, mirato ad incrementare le entrate pubbliche. Con un tasso di evasione dell’Irpef per i lavoratori autonomi stimato intorno al 70%, il governo offre una proposta di tassazione per i due anni successivi, con l’obiettivo di incentivare i contribuenti a regolarizzarsi in cambio di minori controlli.
L’emendamento è stato introdotto come risposta alle esigenze di finanziamento della Legge di Bilancio. Per il governo, il concordato è un mezzo per aumentare il gettito fiscale, ma resta la sfida di convincere milioni di autonomi a dichiarare un reddito maggiore rispetto a quanto fatto finora. Le partite Iva considerate “inaffidabili” dovranno necessariamente adeguarsi alle pratiche fiscali di quelle “affidabili”.
Il ravvedimento fiscale, che consente di regolarizzare i redditi non dichiarati tra il 2018 e il 2022, è strutturato per risultare vantaggioso. I contribuenti potranno pagare un’imposta tra il 10% e il 15% su una porzione ridotta dei redditi evasi. Per esempio, un professionista che ha guadagnato 60.000 euro ma ha dichiarato solo 30.000, verserà una tassa significativamente inferiore rispetto a chi ha sempre dichiarato correttamente.
Per accedere al “ravvedimento operoso“, i contribuenti devono aderire al concordato entro il 31 ottobre. Questo passaggio consente loro di pagare imposte ridotte e di beneficiare della “sanatoria” senza interessi né sanzioni. Le aliquote sostitutive varieranno in base all’indice Isa, con un’aliquota unica dell’3,9% per l’Irap.
Nonostante l’ottimismo intorno al provvedimento, gli introiti stimati per lo Stato rimangono incerti, oscillando tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Tuttavia, la misura comporta un costo di circa un miliardo di euro spalmato su cinque anni, richiedendo una valutazione attenta dell’efficacia del concordato preventivo.
Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, ha sollevato preoccupazioni riguardo ai tempi ristretti per l’adeguamento alla nuova normativa. Chiede una proroga della scadenza del 31 ottobre per garantire che i professionisti possano elaborare le informazioni necessarie e valutare le proposte per i loro clienti. Un rinvio potrebbe dunque essere nell’interesse di tutti gli attori coinvolti, inclusi i contribuenti.
Con opportunità di regolarizzazione e un sistema di penalità meno severo, il governo punta a incentivare una maggiore compliance fiscale, ma sarà fondamentale monitorare l’adesione e l’efficacia di queste misure per il futuro del sistema fiscale italiano. Visita la nostra pagina dedicata ai bonus partite iva.
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