Insalata in busta, non la comprerò mai più nella mia vita: ecco cosa ci mettono per non farla rovinare | Rischi enormi per la salute

Insalata in busta, i rischi - circuitolavoro.it
L’insalata in busta non è così innocua come pensiamo: nasconde delle aggiunte e, soprattutto, dei rischi da non sottovalutare.
Pratica, bella, nonché apparentemente fresca. Ma se si guarda oltre l’apparenza, l’insalata in busta nasconde qualche verità che forse non tutti conoscono, o preferiscono ignorare.
E sì, è comoda. Questo è il suo vero punto di forza: tutti pensano sia innocua perché alla fine è ‘solo insalata’. Il problema non sono le aggiunte, ma di come viene effettivamente trattata prima di finire nei nostri frigoriferi.
Perché di insalata in busta se ne consuma moltissima ogni anno, ma solo una piccola percentuale di noi conosce la sua lavorazione. Con questo non diciamo che non andrebbe più acquistata, ma se possibile limitata. Basta fare qualche ricerca – esattamente quella che abbiamo fatto noi – per capire che, forse, vale la pena lavare due foglie di insalata in più.
Cosa viene messo nell’insalata in busta per conservarla
A garantire la sua lunga durata non sono conservanti chimici veri e propri, come si potrebbe pensare, ma un sistema chiamato atmosfera modificata: le confezioni vengono riempite con gas come azoto e anidride carbonica per rallentare il deterioramento naturale. Una tecnica efficace – e approvata anche dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) – ma che da sola non basta a garantire la sicurezza assoluta.
Per ridurre i rischi microbiologici, durante il lavaggio industriale si usano spesso disinfettanti a base di cloro, come ipoclorito di sodio. Residui? Minimi, secondo i limiti di legge. Ma sempre presenti. E per chi consuma spesso questi prodotti, la somma nel tempo può non essere del tutto irrilevante, come sottolineato anche da vari studi sulla sicurezza alimentare. E poi c’è un altro problema.
Il vero rischio: la Listeria e non solo
Al di là dei gas e dei trattamenti, il vero rischio si chiama Listeria monocytogenes: un batterio subdolo che sopravvive anche a basse temperature, come ha più volte ricordato il Ministero della Salute. E il problema non riguarda solo i casi estremi: la Listeria può annidarsi anche nelle confezioni apparentemente integre e invisibili.
Non è un rischio altissimo, intendiamoci. Ma quando si presenta, può essere pericoloso soprattutto per anziani, donne in gravidanza e persone immunodepresse. Diversi lotti di insalate pronte sono già stati ritirati in passato proprio per sospetta contaminazione – basta consultare l’elenco richiami del Ministero della Salute per rendersene conto.
Ora, l’insalata in busta non è certo il nemico da eliminare a tutti i costi. È una soluzione pratica, pensata per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare alla verdura fresca. Come per tanti altri prodotti pronti, il vero segreto è saper scegliere, leggere bene le etichette e lavarla accuratamente. Non dimentichiamoci che è un prodotto umido all’interno di una busta chiusa e, quindi, in un’ambiente che, se non gestito correttamente, può facilmente favorire la proliferazione di batteri.