Diciamo ADDIO alla storica azienda ITALIANA di moda: lo Stato non l’ha aiutata | Indossavamo tutti i loro pantaloni

Addio alla nota azienda di moda made in Italy - circuitolavoro.it
Dopo oltre 60 anni di successi, una delle aziende italiane ha dovuto chiudere i battenti. Nessun aiuto concreto, solo accuse a carico di un marchio che aveva fatto la storia.
Il quadro, ormai, è sotto gli occhi di tutti: il settore della moda italiana sta affrontando una crisi profonda, schiacciato dalla concorrenza estera, da costi sempre più insostenibili e da consumatori che hanno cambiato abitudini e direzione.
Viviamo in un’epoca in cui la qualità deve anche essere economica, le piattaforme online dominano il mercato e ciò che è storico – seppur amato – non sopravvive se non riesce a tenere il passo con i tempi.
Molte aziende stanno pagando questo scotto, ma una in particolare ha dovuto fare i conti non solo con un buco economico. Accuse di bancarotta fraudolenta, indagini e conti fuori controllo hanno portato alla chiusura definitiva: non solo delle serrande, ma anche delle fabbriche e del marchio stesso.
La crisi del Made in Italy e il supporto dello Stato
La crisi, del resto, non è una novità dell’ultima ora. Nel 2024 il crollo è diventato evidente: export in calo di oltre il 5%, miliardi di euro bruciati e intere province simbolo – da Firenze a Biella – in affanno. A pesare non sono solo i mercati persi o la concorrenza estera, ma anche la contraffazione, che ogni anno toglie all’Italia quasi 2 miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro.
Di fronte a questo scenario, lo Stato ha deciso di intervenire. Sono arrivati 250 milioni per sostenere la moda, tra incentivi, innovazione e sostenibilità. E ad aprile 2025 si è aperto uno sportello per aiutare le imprese della pelle e del tessile naturale, con altri 30 milioni in arrivo.
Ma iper un marchio storico, quando tutto è crollato, questi aiuti non li ha mai visti. Anzi: nessun paracadute, solo accuse e indagini. Il marchio è stato lasciato andare, senza appello. Ora è destinato a rimanere solo un dolce ricordo dei più nostalgici.

La storica azienda italiana di moda che non ce l’ha fatta
Correva l’anno 1949 quando i fratelli Giulio e Fiorenzo Fratini portarono il jeans americano nel cuore dell’Italia. Da Prato nacque Rifle, un marchio che negli anni ’80 spopolava ovunque: in Italia e nei Paesi dell’Est, dove quel denim rappresentava un sogno di libertà e stile.
Un’azienda cresciuta dal basso, diventata simbolo del Made in Italy grazie a un’identità forte e a una qualità accessibile. Ma col tempo qualcosa si è incrinato: i mercati sono cambiati, il marchio non ha retto il passo e i tentativi di rilancio sono falliti. Nel 2020 è arrivata la chiusura. Nel 2023, persino le accuse di bancarotta fraudolenta.
Rifle è sparita nel silenzio poco più di 4 anni fa. Nessun aiuto, nessuna salvezza. Solo un nome che oggi vive nei ricordi, nei mercatini vintage, nei jeans ritrovati in fondo all’armadio. Un pezzo di storia lasciato andare, senza difese, mentre altrove si corre ai ripari.