Se la tua azienda vive un periodo di crisi, può ricorrere alla cassa integrazione guadagni (CIG), una forma di sostegno prevista dall’INPS che, in caso di riduzione dell’attività lavorativa, integra gli stipendi dei lavoratori in modo che non abbiano grosse perdite sullo stipendio. Scopriamo come funziona, come viene pagata e quanto incide sullo stipendio.
La cassa integrazione rappresenta un’importante forma di sostegno per i lavoratori dipendenti durante periodi di difficoltà aziendale. Il suo obiettivo è proteggere i lavoratori durante periodi di difficoltà economica dell’azienda, evitando licenziamenti e garantendo loro un reddito parziale.
Quando un’azienda attraversa una fase di crisi o riduzione dell’attività, può richiedere la cassa integrazione per i propri dipendenti. La richiesta deve essere approvata dall’ente previdenziale competente. Una volta approvata, i lavoratori interessati vengono posti in una situazione di sospensione temporanea dell’attività lavorativa, ma continuano a ricevere una parte del loro stipendio.
La cassa integrazione é di due tipi:
Se quindi l’azienda sta attraversando un periodo critico, potrebbe applicare la cassa integrazione, in misura:
Generalmente la CIG viene applicata a rotazione: viene sospeso prima un gruppo di lavoratori e successivamente, nel momento in cui costoro riprendono pienamente il lavoro, vien applicata a un altro gruppo. La rotazione é obbligatoria se é stata concordata nell’accordo tra azienda e sindacati.
La cassa integrazione viene erogata attraverso un sistema che coinvolge diversi soggetti e procedure. Inizialmente, l’azienda che richiede la cassa integrazione presenta una domanda all’ente previdenziale competente, solitamente l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) in Italia. La domanda deve contenere informazioni dettagliate sulla situazione aziendale, il motivo della richiesta e i dati dei dipendenti interessati.
Una volta approvata la richiesta, l’INPS calcola l’importo dell’indennità di cassa integrazione per ogni lavoratore, che di solito corrisponde a una percentuale dell’ultimo stipendio percepito. Successivamente, l’INPS effettua i pagamenti direttamente all’azienda, che a sua volta distribuisce le indennità ai lavoratori interessati.
La cassa integrazione può essere erogata in diverse modalità. In alcuni casi, viene erogata in forma di integrazione salariale, ovvero l’azienda integra il reddito del lavoratore in modo da raggiungere un importo simile a quello dello stipendio normale. In altri casi, l’INPS eroga direttamente l’indennità al lavoratore.
Nella maggior parte dei casi, l’indennità di cassa integrazione copre solo una percentuale dell’ultimo stipendio percepito. Solitamente, questa percentuale varia dal 60% all’80% dello stipendio netto. Pertanto, il lavoratore si troverà a percepire una somma inferiore rispetto a quanto guadagnava precedentemente.
È importante tenere presente che esistono limiti massimi all’importo dell’indennità di cassa integrazione. Ciò significa che anche se lo stipendio precedente era molto elevato, l’indennità potrebbe comunque essere soggetta a un tetto massimo stabilito dalle norme vigenti.
Inoltre, bisogna ricordare che la cassa integrazione (parziale o a zero ore) può durare al massimo due anni conteggiati nei cinque anni precedenti. La durata è estensibile a 30 mesi esclusivamente nelle aziende operanti nell’edilizia e nel lapideo può e raggiunge i 36 mesi solo quando si tratta di cassa integrazione straordinaria e connessa a un contratto di solidarietà.
La durata é stata riformata con il D.Lgs. 148/2015 (meglio conosciuto come Jobs Act), prima della riforma infatti la durata massima era uniforme (fino a 36 mesi). Il Jobs Act, in un’ottica di razionalizzazione delle risorse il Jobs Act ha deciso di “spalmare” la durata assegnando un limite più generoso ai settori e alle aziende in maggiore difficoltà.
Durante il periodo di cassa integrazione, i lavoratori dipendenti possono essere soggetti a restrizioni e limitazioni riguardo alla possibilità di svolgere un altro lavoro dipendente o a partita IVA. Le regole possono variare a seconda delle normative nazionali e delle specifiche disposizioni previste per la cassa integrazione.
Nel 1945, quando venne creata la cassa integrazione, la legge prevedeva l’impossibilità di svolgere altri lavori durante la CIG, pena la decadenza del beneficio.
La Cassazione ha rivisto questa posizione e con la sentenza n. 12487 del 1992 ha stabilito che é possibile lavorare (sia in forma dipendente che autonoma, anche con prestazioni accessorie) durante la CIG, ma l’indennità viene ridotta dell’importo guadagnato con il nuovo impiego. Tale orientamento é stato poi confermato dalla Circolare INPS n. 130/ 2010.
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