Cartelle Agenzia delle Entrate, l’avvocato rivela come annullarle tutte: non dovrai più pagare nulla

Cartelle Agenzia delle Entrate - circuitolavoro.it
Molte persone pagano ogni anno cartelle esattoriali non valide: l’avvocato ci spiega come annullarle in maniera legale.
Le cartelle esattoriali sono una delle croci più grandi per ogni contribuente. I debiti, si sa, a volte si fanno dimenticare per anni – finché non tornano a galla, spesso con un messaggio tutt’altro che rassicurante. Alcune si estinguono da sole, a patto che vengano rispettate le regole di prescrizione; altre, invece, hanno tutto il diritto di tornare a bussare alla porta, magari sotto forma di una raccomandata che spiega con calma come saldare il conto.
Prima c’era Equitalia, ora c’è l’Agenzia delle Entrate-Riscossione: cambia l’ente, ma non cambia l’effetto. Nelle lettere ci spiegano come pagare, ma nessuno ci spiega i nostri diritti.
E sì, perché – come ci racconta l’avvocato – non tutte le cartelle esattoriali sono valide, ma per capirlo bisogna prima saperle riconoscere.
Quando una cartella esattoriale è illegittima
Non tutte le cartelle esattoriali vanno pagate. Alcune, semplicemente, non rispettano le regole. E in questi casi, come spiega il Dott. Claudio Garau in un approfondimento pubblicato su Brocardi.it, la legge è chiara: se la notifica è viziata, la cartella si può annullare. Può sembrare un dettaglio, ma la notifica è la base su cui poggia tutta la richiesta del Fisco. Se non è avvenuta nel modo corretto, l’atto è nullo, e il contribuente ha tutto il diritto di opporsi. Non serve essere esperti di diritto, ma sapere dove guardare.
Ecco alcuni esempi di errori frequenti nella notifica:
- invio all’indirizzo sbagliato o non aggiornato;
- consegna a persone non autorizzate (es. un vicino di casa);
- mancato rispetto della procedura in caso di irreperibilità (l’atto finisce in giacenza senza che il contribuente ne venga informato);
- notifica via PEC non avvenuta correttamente o senza ricevute valide;
- assenza della relata di notifica.
Basta uno di questi elementi – uno solo – per invalidare l’atto. E quando il vizio c’è, il contribuente non è tenuto a pagare nulla, almeno fino a quando non gli verrà notificata una nuova cartella, stavolta conforme alla legge. Ma attenzione: l’errore blocca la cartella, non cancella il debito. È un’occasione per difendersi, non per scappare.
Come fare per annullarla
La cartella esattoriale può essere impugnata entro 60 giorni dalla notifica (o dal momento in cui si è venuti a conoscenza dell’atto).
Il passo più importante? Verificare se la notifica è stata fatta correttamente. E se ci sono dubbi, rivolgersi a un avvocato o a un professionista del settore.
In presenza di un vizio formale, si può presentare ricorso alla Commissione Tributaria territorialmente competente.
E se il giudice dà ragione al contribuente, la riscossione si blocca: niente pignoramenti, niente solleciti, niente rate. L’atto è annullato.
Come ribadisce il Dott. Garau, lo Stato non può pretendere un pagamento, pur legittimo, se prima non lo ha comunicato in modo corretto. È un principio di garanzia, non un cavillo. Ed è per questo che conviene sempre controllare. Perché certe cartelle, se lette nel modo giusto, si possono cancellare con una firma.