Il Bonus da 100 euro in busta paga, reso possibile grazie allo sgravio contributivo introdotto dal governo Meloni, ha ricevuto la conferma dell’INPS. Tuttavia, sorgono domande sul suo futuro nel 2024. In occasione della presentazione del XXII Rapporto annuale, l’INPS ha confermato i benefici del taglio al cuneo fiscale finanziato dal governo Meloni per l’intero anno 2023. Tuttavia, l’incertezza persiste riguardo a cosa accadrà l’anno successivo.
Nel corso del 2023, il governo ha potenziato lo sgravio contributivo introdotto da Mario Draghi l’anno precedente. Questo sgravio, pari allo 0,8% da gennaio a giugno e al 2% da luglio a dicembre, è stato destinato alle retribuzioni lorde fino a 2.692 euro (equivalenti a 35.000 euro per l’intero anno). L’obiettivo principale era contrastare la perdita del potere d’acquisto causata dall’alta inflazione.
Il Rapporto INPS ha confermato questa svalutazione, mostrando che nell’anno 2022 l’importo medio annuale delle retribuzioni è stato di 25.112 euro, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, con un tasso d’inflazione medio dell’8,1%, la perdita del potere d’acquisto è stata significativa.
Per affrontare questo problema, il governo ha agito direttamente sulle retribuzioni, riducendo i contributi dovuti dai lavoratori per ridurre la differenza tra netto e lordo.
Mentre l’iniziativa di Draghi ha avuto un impatto limitato, il governo Meloni è riuscito a garantire un bonus fino a 100 euro sulle retribuzioni quest’anno, un risultato di notevole rilevanza. Tuttavia, ora la sfida consiste nel confermare questa misura per il prossimo anno.
L’effetto dello sgravio contributivo introdotto dal governo Draghi è stato modesto. Secondo i calcoli dell’INPS, a ottobre 2022, grazie allo sgravio del 2% per le buste paga con un importo lordo fino a 2.962 euro, si sono verificati i seguenti incrementi:
L’incremento medio è stato di 30 euro, molto meno di quanto si prevede per il prossimo anno. Infatti, nella busta paga di ottobre 2023, lo sgravio contributivo sarà del 6% per gli stipendi inferiori a 2.692 euro e del 7% per chi guadagna meno di 1.923 euro (25.000 euro di reddito annuo). Questo aumento ha portato a un incremento medio di quasi 100 euro, con il 57% dei lavoratori che vedrà un incremento superiore a 100 euro.
È importante notare che il rapporto INPS tiene conto degli importi lordi e non dell’effettiva somma aggiunta alla busta paga. Bisogna considerare la maggiore Irpef dovuta a causa della riduzione dei contributi. Poiché l’IRPEF si calcola sull’imponibile lordo al netto dei contributi, una riduzione dei contributi aumenta la base su cui si calcola l’imposta. Pertanto, i 100 euro non rappresentano l’importo medio ma l’importo massimo (98,56 euro, per la precisione) che spetta ai dipendenti.
Attualmente, lo sgravio del 6% e 7% è finanziato solo fino a dicembre 2023 e non copre neanche la tredicesima, per cui si applicano ancora le aliquote del 2% e 3% in vigore fino a giugno. Sarà compito del governo Meloni trovare le risorse per confermare il bonus anche nel 2024. Tuttavia, garantire uno sgravio del 6% e 7% per tutto l’anno potrebbe richiedere oltre 10 miliardi di euro, una cifra attualmente non disponibile. Nonostante le sfide finanziarie, il governo ha dichiarato che la conferma dello sgravio contributivo rimane una priorità, offrendo speranza ai lavoratori. Nel corso del 2023, sono state introdotte numerose misure a sostegno delle famiglie, con significative novità derivanti dalla Legge di Bilancio 2023. Leggi il nostro approfondimento sui “bonus famiglia attivi nel 2023”.
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