L’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha presentato una bozza per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici 2022-2024, che prevede importanti novità, tra cui aumenti salariali e l’introduzione dello smart working per i neoassunti. Questi cambiamenti sono studiati per contrastare la “fuga” dei giovani del Sud e migliorare le condizioni di lavoro nel settore pubblico.
Secondo la proposta dell’ARAN, gli aumenti salariali per i dipendenti pubblici potrebbero arrivare fino a 224 euro al mese, a seconda del settore di appartenenza. Gli aumenti, che riguardano principalmente le Funzioni centrali (ministeri, Agenzie fiscali, INPS, INAIL), sarebbero calcolati sulla base delle tabelle tabellari, con un incremento medio di 31 euro al mese per 13 mensilità.
Gli aumenti sarebbero progressivi: da un minimo di 141 euro per gli operatori, fino a 224 euro per le professionalità più elevate, come i super-funzionari introdotti con il precedente contratto. Per i funzionari, l’incremento mensile medio dovrebbe aggirarsi attorno ai 172 euro.
La proposta riguarda tutti i dipendenti pubblici, da quelli dei ministeri agli impiegati delle Agenzie fiscali, fino a quelli dell’INPS e dell’INAIL. La bozza, tuttavia, deve ancora essere approvata dai sindacati, con alcune sigle, come Cgil e Uil, che si mostrano scettiche sull’accordo. Al contrario, Cisl, Confsal-Unsa, Flp e Confintesa sembrano favorevoli.
Una delle principali innovazioni riguarda l‘introduzione dello smartworking per i neoassunti, con l’obiettivo di alleggerire i costi e le difficoltà legate al trasferimento dal Sud al Nord, una problematica che ha portato molti giovani a rinunciare a incarichi pubblici vinti al Nord. Questo strumento permetterebbe di ridurre il “trauma” del trasferimento, offrendo maggiore flessibilità ai neoassunti. La proposta di smartworking non si limita ai nuovi arrivati: sarà estesa anche ai dipendenti più anziani, rafforzando le politiche di “age management” per coloro che si avvicinano alla pensione.
Il contratto in questione riguarda il triennio 2022-2024, ma la bozza include anche la possibilità di avviare immediatamente le trattative per il rinnovo successivo, relativo al periodo 2025-2027. Tuttavia, il negoziato potrebbe essere ostacolato dalle divisioni interne tra i sindacati. La Cgil ha già proclamato uno stato di agitazione, mentre la Uil potrebbe seguirne l’esempio, rendendo difficile una firma comune.
Il Piano strutturale di Bilancio ha destinato risorse per gli aumenti contrattuali, con una crescita salariale annua del 2%, per un totale di circa il 6% in tre anni. Questo incremento rappresenta un tentativo del governo di garantire una maggiore continuità nei rinnovi contrattuali, una delle priorità del ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo.
In conclusione, la bozza dell’ARAN offre un’opportunità di miglioramento delle condizioni economiche e lavorative per i dipendenti pubblici, ma le trattative sono ancora in fase di sviluppo, con una possibile divisione tra i sindacati che potrebbe influenzare la conclusione positiva del negoziato. Per saperne di più, visita la nostra sezione dedicata alle news.
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