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Assegno Unico Universale 2025: modifiche, criticità e implicazioni per le famiglie

L’Assegno Unico Universale (AUU) è uno strumento introdotto in Italia a partire dal 1° marzo 2022 per supportare economicamente le famiglie con figli a carico. Questa misura, frutto del Decreto Legislativo 29 dicembre 2021 n. 230, ha permesso a numerosi nuclei familiari di beneficiare di un sostegno economico mensile. Tuttavia, a distanza di due anni dall’avvio, alcune criticità e pressioni dall’Unione Europea potrebbero portare a modifiche significative a partire dal 2025.

Il funzionamento dell’Assegno Unico Universale

L’Assegno Unico Universale è rivolto a chi esercita la responsabilità genitoriale e si articola in diverse categorie:

  • Per ogni figlio minorenne a carico, a partire dal settimo mese di gravidanza.
  • Per ogni figlio maggiorenne a carico fino ai 21 anni, purché rispettate specifiche condizioni.
  • Per ogni figlio disabile senza limiti di età.
  • Per ogni orfano maggiorenne con disabilità grave che percepisce una pensione ai superstiti.

Questo sistema di sostegno si fonda sull’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) della famiglia, influenzando l’importo dell’assegno, con maggiorazioni per famiglie numerose o con disabilità. Tuttavia, il calcolo dell’ISEE e alcune restrizioni hanno sollevato problematiche che richiedono interventi correttivi.

La procedura di infrazione della UE contro l’Italia

Nel luglio 2023, la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione Europea per presunte violazioni legate all’Assegno Unico. La questione riguarda la discriminazione dei lavoratori mobili provenienti da altri Stati membri dell’UE. Secondo la Commissione, il requisito di residenza in Italia per almeno due anni o la necessità di un contratto di lavoro minimo di sei mesi è in contrasto con i principi del diritto comunitario.

L’Unione Europea richiede che tutti i lavoratori, indipendentemente dalla nazionalità, abbiano accesso paritario ai benefici sociali. Di conseguenza, l’Italia sarà probabilmente costretta a modificare i requisiti dell’Assegno Unico per garantire una maggiore inclusione dei lavoratori stranieri.

Le criticità nel calcolo dell’ISEE

Un altro problema emerso con l’introduzione dell’AUU è la sua inclusione nel calcolo dell’ISEE. Questo ha generato un cortocircuito che penalizza le famiglie numerose o quelle che ricevono un assegno particolarmente alto, poiché l’inclusione dell’AUU innalza il valore dell’ISEE, escludendole potenzialmente da altre forme di sostegno.

Secondo alcune fonti, il Ministero del Lavoro starebbe lavorando per correggere questo aspetto, proponendo di escludere l’AUU dal calcolo dell’ISEE, almeno per le famiglie numerose.

Rivalutazione degli importi e pressioni sul bilancio pubblico

L’Assegno Unico viene rivalutato annualmente in base alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo. Nel 2023, è stato rivalutato del 5,4%, un adeguamento necessario per contrastare l’inflazione. Tuttavia, questo adeguamento, insieme all’ampliamento potenziale della platea dei beneficiari e alle modifiche sul calcolo dell’ISEE, potrebbe comportare un aumento della spesa pubblica, sollevando preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema.

Nessun taglio per il 2025

Nonostante le pressioni sul bilancio, il Ministero dell’Economia ha recentemente smentito le voci di possibili tagli all’Assegno Unico nel 2025. Il Ministero ha chiarito che l’ipotesi di riduzioni o abrogazioni è priva di fondamento, rassicurando le famiglie che il sostegno continuerà, anche in vista della prossima manovra economica.

Il futuro dell’Assegno Unico

Le prossime mosse del governo saranno cruciali per il futuro dell’Assegno Unico Universale. L’ampliamento della platea dei beneficiari e la risoluzione delle criticità emerse sul calcolo dell’ISEE sono necessarie per adeguarsi alle direttive europee e garantire equità. Tuttavia, ciò richiederà risorse aggiuntive e una gestione attenta delle finanze pubbliche, rendendo il 2025 un anno decisivo per il destino di questa misura.

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