Anticipo TFS-TFR 2024: rinnovo accordo con le banche per 45mila euro a tasso calmierato
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Questa settimana è stato riavviato il tavolo tecnico di coordinamento presso il dipartimento della Funzione pubblica per accelerare il rinnovo dell’accordo quadro riguardante l’anticipo del TFS-TFR per i dipendenti pubblici. L’accordo, che permette l’erogazione anticipata delle somme fino a 45mila euro a condizioni agevolate, era stato inizialmente formalizzato con un decreto ministeriale il 19 agosto 2020 e successivamente rinnovato il 1º agosto 2022.
I partecipanti e le procedure
Alla riunione hanno partecipato tutti gli attori istituzionali coinvolti: il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero del Lavoro, l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e l’INPS. Tutti hanno espresso l’intenzione di avviare le procedure per il rinnovo, pur riservandosi le rispettive valutazioni preliminari. Lo schema dell’accordo quadro e il relativo decreto ministeriale di rinnovo sono stati inviati alle amministrazioni competenti per ottenere i necessari pareri preliminari.
L’anticipo di 45mila euro
Il provvedimento consente ai lavoratori che vanno in pensione con le quote 100, 102 e 103, di ottenere un anticipo fino a 45mila euro a condizioni agevolate, corrispondente a una parte del TFR/TFS. Questo rappresenta un’importante agevolazione per i dipendenti pubblici che accedono al trattamento di fine servizio-rapporto.
Il tasso di interesse: il rendistato aumentato dello 0,4%
Il Messaggero ha chiarito che dall’importo di 45mila euro anticipato dalle banche verrà detratto immediatamente un interesse calcolato sul rendistato (il rendimento medio dei titoli di Stato determinato da Bankitalia), aumentato di uno spread dello 0,4%. Per esempio, se il rendistato per una durata tra 2,7 e 3,6 anni è del 3,37%, aggiungendo lo spread si arriva al 3,77%. Così, su un prestito di 45mila euro, la banca ne eroga circa 43mila, con 1.700 euro di interessi.
Le attese per il TFS
Nel 2020, quando il prestito per il TFS è stato istituito, i tassi di interesse erano quasi a zero, rendendo il rendistato molto basso. Tuttavia, i dipendenti pubblici devono comunque ricorrere alle banche poiché il pagamento della liquidazione viene differito nel tempo. La prima rata di 50mila euro arriva dopo un anno, la seconda rata (tra 50mila e 100mila euro) dopo due anni, e l’eventuale parte restante (se superiore a 100mila euro) dopo tre anni. Chi va in pensione anticipata deve attendere fino ai 67 anni, con un’attesa per il TFS che può variare dai due ai sette anni.
La proposta di Legge Bipartisan
Nonostante l’urgenza, l’INPS ha spesso ritardi nella gestione delle pratiche. La Corte Costituzionale aveva richiesto al Parlamento di intervenire, ma i costi per lo Stato sarebbero troppo alti. Recentemente, la Ragioneria Generale dello Stato ha chiesto di fermare le proposte di legge bipartisan che miravano a ridurre da un anno a tre mesi il tempo di pagamento della prima rata del TFS, aumentando l’importo da 50mila a 63.600 euro.
I costi per lo Stato
Secondo i calcoli dell’INPS, la misura avrebbe un costo di 3,8 miliardi di euro per l’anno in corso, peggiorando i saldi di finanza pubblica senza una copertura finanziaria adeguata.
Le cifre dell’INPS
L’INPS ha indicato che l’importo medio lordo per cessazioni per vecchiaia o limiti di servizio è di 82.400 euro, mentre per dimissioni è di 74.100 euro. Per decesso o inabilità, l’importo è di 66.800 euro, e per fine incarico (tipicamente TFR per supplenti della scuola) è di 1.800 euro.
Sentenza della Corte Costituzionale
In seguito a un ricorso del sindacato Confsal-Unsa, la Corte Costituzionale ha dichiarato che il differimento della corresponsione del Tfs per i dipendenti pubblici è incompatibile con la Costituzione e il principio di giusta retribuzione. La Corte ha inoltre criticato le soluzioni precedenti, come l’anticipo bancario con interessi calmierati ma comunque elevati, definendole ingiuste per i dipendenti pubblici. Per rimanere aggiornato, visita la nostra pagina dedicata alle news.