Allarme rosso Conad, dipendenti pagati una miseria e 50 ore di lavoro a settimana | Scoppia la bomba che mette le manette a tutti

Allarme rosso Conad, dipendenti pagati una miseria e 50 ore di lavoro a settimana | Scoppia la bomba che mette le manette a tutti

Conad e l'accusa di sfruttamento del personale - circuitolavoro.it

Oltre 50 ore di lavoro, 4€ l’ora e raggiri sul contratto: dopo la scoperta scattano le manette per l’imprenditore e i complici.

Siamo nell’era del caro vita, del lavoro precario e delle vecchie generazioni che accusano i giovani di non aver voglia di lavorare. Una guerra fra poveri, dove chi ha davvero bisogno è costretto ad accettare condizioni inaccettabili e tutto fuorché a norma di legge. E in Italia non manca nemmeno questo.

Se da una parte si discute sulla presunta svogliatezza dei giovani, dall’altra c’è chi, in condizioni di reale necessità, accetta qualsiasi lavoro, anche se questo lo priva del suo tempo, dei suoi diritti, senza nemmeno ottenere uno stipendio dignitoso in cambio.

Ed è qui che anche un colosso come Conad finisce nel mirino, dopo la scoperta di cosa si nasconde dietro l’aura dei franchising: quel concetto di cooperativa che perde pezzi fondamentali, come il controllo sui suoi gestori e il rispetto dei diritti dei dipendenti.

Il lato oscuro del franchising: quando il profitto viene prima delle persone

Una storia che si ripete, ma che ogni volta colpisce come un pugno nello stomaco. Stavolta lo scandalo arriva dalla Calabria, dove un imprenditore a capo di sei supermercati Conad ha trasformato il sogno di un impiego stabile in un incubo di sfruttamento.

Un sistema ben oliato, dove le regole esistono solo sulla carta e i lavoratori vengono trattati come pedine sacrificabili. Il risultato? Stipendi da fame, orari da schiavitù e un’intera rete di complicità che ha chiuso entrambi gli occhi su una realtà disumana.

Dipendenti Conad
Conad e sfruttamento sul lavoro: il caso della Calabria – circuitolavoro.it

Disastro Conad: oltre 60 dipendenti sfruttati

L’indagine, iniziata lo scorso ottobre 2024 e condotta dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Catanzaro, ha scoperchiato una realtà agghiacciante: oltre 60 dipendenti costretti a lavorare più di 50 ore settimanali per una paga da elemosina di appena 4€ l’ora. E non finisce qui. Una parte dello stipendio veniva trattenuta, le ferie erano un lusso concesso a malapena per due settimane l’anno e, in caso di infortunio, l’ordine era chiaro: dichiararlo come incidente domestico per evitare che emergesse la verità.

Un sistema studiato nei minimi dettagli, con complicità che arrivavano fino ai piani alti. Il consulente del lavoro e la responsabile amministrativa avevano il compito di truccare i contratti, facendo risultare rapporti part-time che esistevano solo sulla carta. False buste paga, contabilità fantasma e un controllo costante sui dipendenti, obbligati a turni massacranti e privati dei loro diritti fondamentali. Chi si opponeva, rischiava ritorsioni.

Le accuse sono pesanti: associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, estorsione e falsità ideologica. La magistratura ha disposto misure cautelari per cinque persone: il titolare dell’azienda è finito in carcere, mentre il consulente del lavoro e la responsabile amministrativa sono ai domiciliari. Per due responsabili dei punti vendita è scattato l’obbligo di dimora. E non è finita qui: sei supermercati, con un valore complessivo di oltre 27 milioni di euro, sono stati sequestrati e affidati ad amministratori giudiziari.