Il governo italiano, con l’obiettivo di favorire la natalità e sostenere economicamente le famiglie, ha introdotto il bonus mamme 2025. Questa misura, parte della legge di bilancio, porta alcune importanti novità, in particolare per le lavoratrici autonome. Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulle nuove disposizioni, i benefici offerti e le critiche ricevute.
Il bonus mamme 2025 si rivolge a una platea ampliata rispetto al passato, grazie alle nuove misure introdotte dal governo Meloni. Per la prima volta, l’incentivo include anche le lavoratrici autonome, ma con alcune restrizioni ben definite:
Questi vincoli puntano a garantire che l’agevolazione arrivi alle famiglie che realmente necessitano di un supporto economico, evitando che ne usufruiscano coloro che potrebbero essere già in una situazione finanziaria stabile.
Per ora, le modalità di accesso al bonus non sono del tutto definite, ma si ipotizza che, per la maggior parte delle destinatarie, non sarà necessaria alcuna richiesta. Il sistema potrebbe essere gestito in modo automatico tramite i datori di lavoro, consentendo così alle lavoratrici di ricevere il bonus direttamente e senza ulteriori procedure burocratiche.
Il sostegno alla natalità è da tempo uno dei pilastri delle politiche dell’attuale governo, che mira a incentivare le nascite offrendo sostegno economico alle famiglie. Tra le misure previste dal bonus mamme 2025 figura la “carta per i nuovi nati”, una rivisitazione del bonus bebè, che offre 1.000 euro ai bambini nati nel 2025. Il beneficio è riservato ai nuclei familiari con un ISEE inferiore a 40.000 euro annui.
Tra gli altri vantaggi, il bonus asilo nido fornirà un ulteriore aiuto economico, con un massimo di 3.600 euro annui per i bambini nati nel 2024, a condizione che le famiglie abbiano un secondo figlio sotto i dieci anni e rispettino il limite ISEE già indicato.
Inoltre, la manovra introduce un miglioramento dei congedi parentali: a partire dal prossimo anno, i genitori potranno beneficiare di tre mesi di congedo retribuito all’80%, un incremento di 30 giorni rispetto al passato. Questo rappresenta un importante passo avanti per i diritti dei genitori lavoratori, rendendo il congedo parentale più sostenibile per le famiglie.
Un’altra novità fondamentale è il passaggio dal calcolo basato sul reddito del singolo a un sistema che considera il quoziente familiare. Con questo metodo, i redditi dei membri del nucleo vengono sommati e poi divisi per un coefficiente attribuito a ciascun componente della famiglia. Questo sistema punta a una distribuzione più equa dei benefici, calibrata sulle reali esigenze del nucleo familiare.
Non sono mancate le critiche verso le nuove disposizioni, soprattutto riguardo alla limitata accessibilità del bonus. Un aspetto contestato è l’esclusione delle donne con un solo figlio e delle lavoratrici con Partita Iva in regime forfettario. Molti ritengono che questa categoria comprenda anche persone in situazioni economiche precarie e che, perciò, avrebbe diritto a un sostegno economico simile.
Altre categorie escluse includono:
Queste esclusioni hanno sollevato un dibattito sulla necessità di una maggiore inclusività, considerando le difficoltà economiche che possono colpire anche le categorie attualmente escluse dal bonus. Visita la nostra pagina dedicata ai bonus famiglia.
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