La revoca o l’annullamento di un concorso pubblico rientra nei normali ed ampi poteri discrezionali della Pubblica Amministrazione che, fino a quando non sia intervenuta la nomina dei vincitori, può provvedere in tal senso in presenza di fondati motivi di pubblico interesse che sconsigliano la prosecuzione dell’iter concorsuale rendendone evidente l’inopportunità. Scopriamo meglio in quali casi un concorso pubblico può venire annullato.
Come ricordato recentemente dal TAR Campania, Napoli, sez. V, nella sent. 23 novembre 2022, n. 7249, la revoca o l’annullamento di un concorso pubblico rientra nei normali ed ampi poteri discrezionali della Pubblica Amministrazione.
In precedenza era stato già evidenziato che “la revoca o annullamento d’ufficio di un pubblico concorso richiedono una motivazione particolarmente puntuale e penetrante soltanto quando il procedimento concorsuale si sia completato e perfezionato con l’intervento della presa d’atto della graduatoria, seguito dall’invito a prendere servizio, atti che determinano il sorgere di una posizione soggettiva qualificata e tutelata, costituita dall’affidamento del concorrente chiamato al lavoro; viceversa, in assenza di un atto conclusivo del procedimento concorsuale, la revoca del concorso pubblico può essere giustificata anche con sintetiche ragioni di ordine organizzativo, che esplicitino l’interesse pubblico antagonista, a fronte dell’insorgenza di un significativo affidamento dei concorrenti, pur meritevole di tutela” (TAR Lazio, Roma, sez. III, sent. 22 novembre 2013, n. 9992).
E ancora, “i partecipanti ad una procedura concorsuale non lamentano la revoca ovvero l’annullamento di un provvedimento definitivo che ha consentito loro di ottenere il bene della vita (il posto di lavoro a tempo indeterminato), ma lamentano proprio un comportamento omissivo da parte della Pubblica Amministrazione: non avere concluso le procedure di assunzione con la stipula dei contratti di lavoro. Basti notare che la fase della procedura concorsuale ad evidenza pubblica si è bloccata e manca l’adozione di un provvedimento amministrativo ad ‘efficacia durevole’” (C.G.A.R.S., sez. giur., sent. 1° aprile 2020, n. 230).
La revoca o annullamento di un concorso pubblico può essere considerato un atto di potere discrezionale della Pubblica Amministrazione in determinate circostanze.
In particolare può accadere nei seguenti casi:
La Corte di Cassazione, attraverso l’ordinanza del 28 febbraio 2023, n. 5997, ha sancito che, a seguito di un annullamento di un concorso pubblico, avvenuto senza un’idonea motivazione, agli idonei in graduatoria non sia concesso alcun diritto soggettivo.
L’ordinanza mostra nel merito come la decisione di assumere personale attraverso lo scorrimento della graduatoria era stata adottata solo in corso di causa, mentre nel pregresso le determinazioni dell’amministrazione erano state di natura diversa, essendo state dirette all’indizione di una nuova procedura concorsuale.
Per la Cassazione però, lo scorrimento della graduatoria non era stata la scelta opzionata dall’Amministrazione per avvalersene ai fini di una copertura dei posti vacanti, ma residuava sempre all’Ente Locale la scelta di indire il concorso seppure con diversa, ma per sempre idonea, motivazione. Quanto avvenuto fa sì che la scelta discrezionale dell’Ente fa venir meno il diritto soggettivo allo scorrimento della graduatoria a seguito dell’annullamento del bando della nuova procedura concorsuale, la quale non obbligava all’assunzione degli idonei non vincitori in relazione ai posti vacanti ma avrebbe richiesto, per l’insorgenza di un siffatto diritto, una determinazione apposita sullo scorrimento della graduatoria, in questo caso mancante.
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