Animali domestici, non puoi lasciarlo mai più in casa da solo: devi portarteli anche a lavoro | È diventato un reato

Cane- Foto di Binyamin Mellish da Pexels-Circuitolavoro.it
Anche poche ore di solitudine per un animale domestico possono costare caro: ecco cosa dice davvero la legge italiana.
Negli ultimi anni si è fatta sempre più stringente la tutela degli animali domestici, in particolare dei cani lasciati soli in casa per lunghi periodi.
Non si tratta più di una questione di buon senso o affetto, ma di veri e propri obblighi di legge che devono essere rispettati.
La giurisprudenza ha chiarito che avere un cane deve avvenire in condizioni compatibili con la sua natura sociale e affettiva: non basta più assicurargli acqua e cibo.
Il rischio è quello di essere accusati non solo di maltrattamento, ma anche di abbandono. E non mancano i casi in cui siano stati i vicini stessi a segnalare situazioni di incuria alle autorità.
I reati previsti: quando la negligenza verso un animale domestico diventa punibile
La normativa italiana è chiara: chi detiene un animale senza garantirgli cure adeguate rischia sanzioni penali. L’articolo 544-ter del Codice Penale punisce il maltrattamento con pene che vanno da tre a diciotto mesi di reclusione o multe da 5.000 a 30.000 euro. Non serve un atto violento: anche la semplice omissione di cure essenziali può bastare. In situazioni in cui si riscontra una trascuratezza grave, anche involontaria, può configurarsi il reato di abbandono ai sensi dell’art. 727 c.p., che prevede arresto fino a un anno o ammenda da 1.000 a 10.000 euro.
Non serve l’intenzione di fare del male: è sufficiente la negligenza nella gestione quotidiana del cane. Tenere l’animale legato per ore, lasciarlo in ambienti inadatti o dimenticarsi di fornirgli acqua e cibo può costare caro, anche se non si è mosso da casa.
Rumori e abbaiare: cosa può segnalare il vicinato
Un cane lasciato solo troppo a lungo può diventare molesto, specialmente se comincia ad abbaiare o ululare senza sosta. In questi casi la legge tutela anche la quiete pubblica. Se il disturbo si limita a uno o due appartamenti, le vittime possono agire in sede civile per chiedere la cessazione delle condotte e il risarcimento. Ma se i rumori coinvolgono un intero condominio o vanno oltre, si può configurare il reato previsto dall’art. 659 del Codice Penale. La pena prevista è l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 309 euro.
I vicini possono segnalare il caso alle forze dell’ordine o alle guardie zoofile, che effettueranno sopralluoghi. È consigliabile raccogliere prove come video, audio o testimonianze per facilitare l’intervento. La documentazione può fare la differenza nel valutare la responsabilità penale del proprietario e determinare l’eventuale coinvolgimento dell’ASL o dell’autorità giudiziaria.