Supermercato Coop, serrande serrate e chiusura immediata: “fate la spesa altrove” | Clienti senza viveri e dipendenti senza lavoro

Supermercato Coop - circuitolavoro.it
Il pilastro della spesa chiude le serrande a causa di una forte crisi economica: nessuna possibilità di risalita e dipendenti nell’incertezza.
Da sempre, Coop è sinonimo di supermercato che si distingue dalla massa. Non per il carrello o per gli scaffali, ma per il modello su cui si regge: una cooperativa, cioè un’impresa partecipata dove i clienti possono diventare soci e decidere, insieme, come gestire l’attività. Un’idea nobile, basata sulla condivisione, sulla trasparenza e sul legame con il territorio.
I vantaggi non mancano. Le cooperative, quando funzionano bene, creano valore per la comunità, offrono lavoro stabile, reinvestono gli utili, mantengono prezzi accessibili. In più, possono contare sul prestito sociale – un meccanismo in cui i soci affidano i loro risparmi alla Coop stessa – e su agevolazioni fiscali pensate proprio per sostenere questo tipo di realtà. Un sistema che mette le persone prima del profitto. E che sulla carta sembra quasi perfetto. Tuttavia, questa è – ed è stata – un’arma a doppio taglio.
Coop come cooperativa: quando le buone intenzioni non bastano
Il sistema cooperativo, per quanto virtuoso, è fragile quando il contesto cambia. Le decisioni condivise, che in tempi normali sono un punto di forza, diventano un freno quando servono scelte rapide e nette. Inoltre, l’assenza di un vero e proprio ‘padrone’ può portare a una catena decisionale troppo lunga, che spesso non riesce a rispondere in tempo alle difficoltà.
Il peso delle scelte pubbliche, poi, si fa sentire. Le cooperative sono spesso molto legate alle politiche comunali e alle dinamiche locali. Se il territorio va in crisi o viene mal gestito, la cooperativa si ritrova a pagarne le conseguenze, senza la forza economica per resistere a lungo. L’ultimo punto vendita ne è stato la prova lampante.
Coop chiude le serrande: “Prima vittima di un’idea sbagliata”, ma una delle tante di un progetto più complesso
Una serranda storica, presente sul territorio da oltre cent’anni, abbassata per sempre. Il motivo? Oltre 100.000€ di perdite l’anno. Troppo per una realtà che vive sul filo, senza investitori privati alle spalle e con una cooperativa alle prese con conti in rosso.
A dirlo chiaramente è stato Marco Carcano, presidente della cooperativa, spiegando che la chiusura è servita a salvare il resto delle attività – in particolare la gestione immobiliare – ed evitare di mandare tutto a rotoli. La chiusura della Coop di via Caduti ad Arese dello scorso marzo è stata necessaria.
Ma non è solo questione di numeri. Secondo Walter Lanticina, presidente dei commercianti locali, la Coop è stata la prima vittima della riqualificazione del centro storico, una strategia comunale che ha finito per penalizzare i negozi di vicinato. Con 13 mesi di cantieri, soli 4 parcheggi disponibili e un afflusso di clienti in crollo verticale, il punto vendita è stato abbandonato a se stesso. Nessuno ha voluto rilevarlo. Nessuna catena ha alzato la mano. Il rischio era troppo alto.
Alla fine, oltre al supermercato, se ne vanno anche quattro posti di lavoro. E con loro, un pezzo di quotidianità. Perché quando si delega tutto a logiche collettive, senza un piano chiaro per affrontare i problemi, anche un’idea forte come Coop può andare in frantumi.