“Favorisca il bollo auto”: da ora devi averlo sempre con te | Se non lo hai nel portafoglio ti multano

Guardia di Finanza - circuitolavoro.it
Le leggi cambiano e, con esse, crescono i dubbi: ora il bollo bisogna tenerlo con sé? Per quale motivo? Facciamo chiarezza.
Sta girando una voce piuttosto curiosa. Ora, se veniamo fermati per un controllo, oltre alla patente e ai documenti dell’auto, dovremmo tirare fuori dal portafoglio anche il bollo.
Sì, proprio lui. Quello che in tanti già pagano malvolentieri, ora dovrebbe pure essere tenuto fisicamente nel borsellino, pronto da mostrare come una vecchia tessera sanitaria. Ma com’è possibile? E soprattutto, da dove nasce tutto questo?
A dire il vero, qualcosa di estremamente reale c’è. Solo che è stato travisato, forse per via della somiglianza tra termini, forse per la disattenzione. Ma una cose è certa: qualcuno il bollo deve non solo pagarlo, ma anche portarlo con sé.
Chi dovrà tenere il bollo nel portafoglio
Nessuno controllerà il tuo portafoglio. Ma qualcosa sul bollo è davvero cambiato. Partiamo da un punto fermo. La tassa automobilistica – il classico bollo auto – continua a funzionare esattamente come ha sempre fatto.
Si paga una volta l’anno, ogni Regione ha le sue modalità, e i controlli avvengono per via elettronica. Basta una targa inserita nel sistema, e si scopre subito se il pagamento è in regola o meno.
Nessuno, ad oggi, è obbligato a portare con sé la ricevuta stampata. E no, nessun agente ci chiederà al posto di blocco di mostrarla come si faceva una volta con la patente rosa cartacea.
Non serve stamparlo. Non serve tenerlo nel portafoglio. E soprattutto, nessuna multa scatterà solo perché non lo abbiamo fisicamente con noi. Fin qui, tutto invariato. Ma allora, da di quale bollo si parla e perché è così importante tenerlo con sé?
Il bollo auto nel borsellino
La confusione nasce da una novità concreta, ma che riguarda un ambito completamente diverso: quello delle criptovalute. Chi possiede cripto – come Bitcoin, Ethereum, o altri asset digitali – è soggetto a un’imposta di bollo introdotta dalla Legge di Bilancio 2022. Una tassa dello 0,2% sul valore totale delle criptovalute detenute, da versare se si è residenti in Italia.
Ecco allora il famoso ‘borsellino’. Solo che stavolta è digitale, e non ha nulla a che vedere con il portafoglio fisico in cui teniamo contanti, carte e documenti. Si parla infatti di wallet virtuale, ovvero la piattaforma o il sistema su cui conserviamo le nostre cripto. E il bollo in questione non ha nulla a che vedere con l’auto: è una tassa patrimoniale sulle criptoattività.
Ma quindi, dove viene effettivamente richiesto questo bollo? Non in strada, né durante un controllo dei documenti alla guida. La richiesta arriva in sede fiscale, nel momento in cui si presenta la dichiarazione dei redditi.
Chi possiede criptovalute è tenuto a dichiararle nel cosiddetto quadro RW e a versare l’imposta proporzionale prevista dalla normativa. In caso contrario, non si parla di multe immediate sul posto, ma di possibili accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, con sanzioni legate alla mancata dichiarazione di attività finanziarie estere.